La transizione energetica è la chiave per risolvere emergenza climatica
16/08/2021
L’estate del 2021 sarà ricordata purtroppo anche per gli incendi imperversati nel mondo, dalla Siberia all’Australia al Mediterraneo. In Turchia il fuoco è divampato con intensità senza precedenti, distruggendo le foreste a un ritmo quindici volte superiore alla media passata. In Grecia oltre ottanta focolai hanno di fatto cinto d’assedio la capitale Atene.
Anche l’Italia è duramente colpita dagli incendi in questa stagione: nel nostro Paese dall’inizio dell’anno si sono verificati dodici episodi al giorno, secondo le stime dei Vigili del Fuoco. Un fenomeno che si aggrava costantemente, a causa dell’aumento delle temperature e delle stagioni calde sempre è più lunghe, e che già nei due anni passati ha mandato in fumo rispettivamente 55.000 e 36.000 ettari di terreno.
L’azione umana volontaria resta tragicamente rilevante, con sei incendi su dieci appiccati volontariamente da piromani e criminali, ma è indubbio che l’emergenza climatica contribuisca ad aggravare le conseguenze di questi gesti sconsiderati.
Sono state avanzate anche insinuazioni riguardo a una possibile volontà di incendiare i terreni per costruirvi poi sopra impianti fotovoltaici, in particolare in Sicilia e Sardegna, subito smentite da fonti autorevoli tra cui Legambiente che hanno ricordato come la legge 353 del 2000, recepita in entrambe le Regioni insulari, proibisca di costruire aree incendiate nei dieci anni successivi all’evento.
Alle fiamme fanno poi da contraltare i fenomeni di maltempo: dall’inizio dell’estate quasi quattrocento grandinate hanno flagellato città e campagne della penisola, un dato che cresce ogni anno – nel 2021 furono “appena” 31. Questa infatti è l’altra faccia del clima sempre più instabile e che può avere conseguenze altrettanto distruttive, come hanno dimostrato le alluvioni che hanno colpito la Germania mietendo numerose vittime.
Il legame tra aumento della temperatura globale ed emissioni di anidride carbonica è ampiamente acclarato e documentato dagli studi scientifici. Sebbene lo scorso anno, a causa della pandemia da Covid-19, la CO2 prodotta a livello mondiale sia diminuita del 5,8% su base annua, secondo la IEA, già nella seconda parte del 2020 si è registrato un recupero a seguito dell’allentamento delle misure restrittive.
La finestra temporale per intervenire prime che le conseguenze del surriscaldamento globale diventino irreparabili è sempre più stretta: per l’IPCC, solo se agiamo subito per ridurre drasticamente le emissioni entro il prossimo decennio sarà possibile contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2° C rispetto alla temperatura media preindustriale, l’obiettivo prefissato dagli Accordi di Parigi.
Il principale ambito d’intervento per la riduzione delle emissioni di CO2 è il settore energetico, responsabile di oltre tre quarti della produzione a livello mondiale, a causa del continuato uso di fonti fossili quali carbone, petrolio e gas.
Il rapporto “Net Zero by 2050 - A Roadmap for the Global Energy Sector”, pubblicato recentemente dalla IEA, prevede di raggiungere la generazione di elettricità “net-zero” (completo bilanciamento delle emissioni) entro il 2040, tramite il completamento della transizione energetica verso le fonti rinnovabili e sostenibili, principalmente fotovoltaico, eolico e idroelettrico.
Per raggiungere questo traguardo, saranno però necessari investimenti triplicati nelle energie pulite, che dovrebbero raggiungere i 4 trilioni di dollari entro il 2030. Entro il 2050, il fotovoltaico dovrebbe così diventare la prima fonte di energia del mondo. Un cambiamento che oltre a tutelare l’ambiente andrebbe anche a creare milioni di nuovi posti di lavoro.
Anche l’Italia si è dotata di una politica per la sostenibilità energetico-ambientale con il PNIEC 2030 e poi con il PNRR e la Strategia nazionale di lungo termine sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Per raggiungere il target prefissato per la generazione da fonti rinnovabili dovrebbero venire installati circa 70 GW di nuova capacità nei prossimi dieci anni, quindi 7 GW all’anno. Anche in questo caso, la quota maggiore toccherebbe al fotovoltaico, che dovrebbe raggiungere una produzione di 73,1 TWh.
Ostacoli burocratici, disinformazione e mancanza di incentivi adeguati stanno tuttavia rallentando questo percorso virtuoso: nel 2020 dei 7 GW necessari ne sono effettivamente stati installati appena 0,8. Ad oggi in Italia sussistono quindi 21 GW di capacità fotovoltaica, per una produzione di 24 TWh. Come ribadito dalle associazioni di categoria e dagli operatori del settore dell’energia solare, è necessario quindi un cambio di passo che rende le nuove installazioni più rapide e semplici.
Chiron Energy è impegnata per contribuire attivamente alla transizione energetica attraverso lo sviluppo, la costruzione e la gestione di progetti per la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di energia da fonti rinnovabili.